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26 dicembre? Negozi aperti, apertissimi, grazie a…

27 dicembre 2007

Una volta il 25 e il 26 dicembre, come del resto i mesi di luglio e agosto, le strade della mia città erano una lunga sfilza di serrande abbassate. I giornali pubblicavano liste, piuttosto corte, di negozi aperti giusto per chi rimaneva in città o per chi si fosse dimenticato all’ultimo qualcosa. Ma ormai le cose cambiano per tutti. Esci il 26 dicembre e trovi molti negozi aperti. A colpo d’occhio quasi uno su tre. Quella serrata ad oltranza tipica di quando ero piccolo sembra un lontano ricordo. Voglia di vendere qualcosa in più? Una ritrovata vocazione turistica? Macchè… i negozi aperti sono tutti di stranieri. Via San Luca, una delle strade principali dello shopping dei caruggi, è ormai presa da assalto. E non sono solo call center o kebabbari. Ormai si trova di tutto, dall’igiene personale, ai vestiti, ai giocattoli, alla bigiotteria, persino alimentari, frutta fresca o prodotti confezionati che siano. Quando gli italiani festeggiano, gli stranieri lavorano. E svolgono persino un presidio importante, illuminano strade buie, danno vita a strade temporaneamente abbandonate. E quei pochi turisti che prendono d’assalto l’Acquario e che dopo vogliono farsi un giro si sentono meno soli. Anche perchè, ammettiamolo, dal Porto Antico infilarsi nel centro storico non è certo un’operazione facile, o passi da Via San Lorenzo o lasci perdere, perchè Piazza Banchi o altri vicoletti di domenica o nei giorni di festa non sono certo quello che si possa definire qualcosa di accogliente.

Che se poi andiamo a vedere non sono tutti cinesi. Ci sono strade dove ci sono prevalentemente cinesi, altre dove la prevalenza è sudamericana o africana. C’è una lenta ed inesorabile spartizione del territorio, che avviene con l’assenso degli italiani. Alla faccia del razzismo! C’è chi affitta, chi vende. E chi compra ha sempre, guarda caso, i soldi. Leggende narrano di cinesi con ventiquattrore piene di banconote… ma senza prove rimangono leggende, voci, calunnie. Alla fine va bene così. Nessuno si scompone più di tanto se il tessuto economico sociale del cuore pulsante della città cambia pelle. Le zone morte o morenti tornano in vita in questo modo. Se poi nei call center ogni tanto ci scappa la rapina (all’ultimo che ho letto in cronaca hanno rubato 15.000 euro di “incasso giornaliero” e non aggiuno altro) o il morto… pace. Se poi ci sono negozi di cinesi uno dopo l’altro che vendono esattamente le stesse cose e che vivono tutti come se la concorrenza non esistesse… la cosa sembra non interessare nessuno. Parlo di centro storico, ma a Sampierdarena la situazione non è poi così diversa, anzi. E guarda caso la criminalità sembra essere direttamente proporzionale a questa ingombrante, ma soprattutto incontrollata presenza.